Abbiamo voluto dedicare la copertina di questo numero al tango canyengue, un genere di cui si parla poco ma che si incontra nelle milonghe troppo spesso inconsapevolmente, mimetizzato tra un tango e un altro, senza che si sappia bene come ballarlo. Per questo abbiamo chiesto ai massimi esponenti del genere, Martha e Manolo, di spiegarci sinteticamente come funziona e cos’è il canyengue. Martha Anthón ha iniziato la sua carriera di ballerina in giovanissima età, frequentando l’accademia di danza classica del Teatro Colón di Buenos Aires diventando assistente del grande maestro Antonio Todaro, con cui insegna in tre delle sue accademie a Buenos Aires; ha partecipato come ballerina al film “Evita” di Alan Parker e insieme a Luis Grondona ha tenuto corsi di canyengue sul canale televisivo via satellite “Solo Tango”. Manuel Maria Salvador meglio conosciuto in tutto il mondo come “el gallego Manolo” per le sue origini spagnole, è un eccezionale ballerino ed insegnante, in particolare di una milonga dallo stile inconfondibile: a Buenos Aires infatti lo chiamano “el rey de la milonga”. Ha inoltre partecipato insieme a González ed Amira Campora a un cortometraggio sul tango prodotto dalla segreteria alla cultura tedesca e ha tenuto corsi di milonga sul canale televisivo via satellite “Solo Tango”.
I due mantengono viva la tradizione della prima forma di tango conosciuta, “una particolare danza dal ritmo cadenzato, tanto semplice e piacevole da ballare quanto lo è camminare”. Appartenendo a quella generazione di “vecchi milongueri” i cui unici maestri erano loro stessi e l’osservazione della pista, Martha e Manolo hanno riscoperto il genere canyengue senza alcuna regola o indicazione da seguire, diventandone a loro volta l’istituzione in tutto il mondo. Senza troppi fronzoli verbali o giri di parole, semplicemente ballando il loro stile. La nostra intervista vuole essere anche una sorta di auspicio affinché la coppia possa tornare presto anche nella nostra città: per il momento, questo è solo un assaggio... Ringraziamo i nostri collaboratori G.M.G. per l’aiuto nella traduzione.
Qual è la vostra storia? Siete approdati direttamente al canyengue o avete prima sperimentato il tango?
Manolo in questo momento compie 80 anni! I suoi inizi sono all’età di 15 anni, è cresciuto con il gruppo del collegio, erano tutti ballerini di tango molto bravi e conosciuti, come ad esempio Juan Bruno, Rodolfo Cieri ecc... Ha realizzato numerose tournèe ed ha ballato in molti teatri.
Io all’età di 6 anni ballavo danza classica, poi passai professionalmente al flamenco (stesso percorso di Maria Rivarola, n.d.r.) con Carmen Armendari; a 18 anni ho iniziato a ballare tango salón. Oggi ho 72 anni, quindi immaginate da quanto tempo è che ballo!
Perché vi siete avvicinati al canyengue e avete deciso di specializzarvi in questo genere/stile?
Manolo ha visto ballare molto canyengue, all’inizio è passato per il tango salón ed è un magnifico ballerino di milonga, straordinario! Io ho visto qualche persona ballare canyengue. La sua vera pronuncia “cañengue” dimostra che è originario dell’Africa, ovviamente con percussioni. Fu il primo tango che si ballò. Io mi sono innamorata di questo stile, l’ho studiato e ricercato ed ho parlato con gente esperta di musica nera. Ho fatto numerose tournèe con un compagno di ballo che oggi non c’è più (Luis Grondona, n.d.r.).
Io e Manolo ci conoscevamo da sempre, e ci siamo sposati nel 2004. Manolo è innamorato della milonga ed io del canyengue, ma facciamo anche tango salón, milonga e milonga fantasia. Abbiamo vissuto tutta la vita facendo tournèe in Europa e negli Stati Uniti, e la stessa gente ci ha portato ad insegnare loro il nostro stile.
Cos’è il canyengue dal vostro punto di vista, e in cosa differisce dal tango (nei passi e nella musica)?
Lo stile canyengue: la differenza fondamentale con il tango salón è la musica perché il canyengue è scritto in otto quarti. Il suo abbraccio e il suo modo di calpestare è completamente differente però quando arrivi a ballarlo in maniera rilassata è puro miele. Dopo il tango cañengue ci fu lo stile orillero e dopo di questo il tango salón.
Perché secondo voi (in tutto il mondo) il canyengue è meno diffuso e viene insegnato meno del tango?
Prima di tutto voglio chiarire che “tango canyengue” e “tango salón” sono due tanghi in differenti stili e distinte epoche. Il tango canyengue: la sua musica è di origine africana: viene infatti dagli schiavi africani nell’epoca della colonia spagnola in Argentina; dopo l’indipendenza questi schiavi se ne andarono verso Nord, cioè verso paesi più caldi del Sudamerica (Uruguay, Brasile, n.d.r.), e ci fu una fusione con lo stile del tango orillero (ossia quello ballato dalla gente che abitava la periferia di Buenos Aires, principalmente criollos e immigrati, n.d.r.). Infine venne lo stile di tango salón quando il tango diventò popolare. Manolo ha avuto la fortuna di vederlo ballare da gente grande di cui tiene solo il ricordo.
Ci sono punti di contatto tra il canyengue e la milonga?
No, non ci sono punti di incontro.
Qualche consiglio su come ballare un (brano) canyengue?
Non si tratta di un consiglio, ma della realtà: per poter ballare un buon canyengue bisogna apprendere a scaricare il peso a terra, a rilassarsi molto ma molto bene e che l’uomo sappia marcare molto bene e molto chiaramente con il corpo. Questo è un ballo molto dolce, zucchero puro, miele.
In Argentina il canyengue è considerato un ballo popolare?
È popolare però si balla meno, noi abbiamo molte coppie molto giovani che lo fanno meravigliosamente. Questo stile non morirà, dalla Sicilia al lago di Como ci sono persone che hanno ballato con me, è una meraviglia.
Quando tornerete in Europa, e in particolare in Italia?
Abbiamo seminato il canyengue in Europa, Stati Uniti e Giappone. Ora vogliamo stare in Argentina, lavoriamo molto qui con molta soddisfazione. Però ci piacerebbe molto venire in Italia, dato anche che parlo molto bene l’italiano. Se ci fosse qualche scuola disposta a chiamarci per un mese di lezioni ogni giorno, per insegnare anche all’eventuale maestro a cui potremmo lasciare il lavoro già intavolato, noi saremmo pronti!
Vorrei concludere dicendo che la nostra vita è un tango, a noi nessuno ha raccontato nulla, le nostre emozioni le abbiamo vissute tutte. Un gran “abrazo tanguero” a tutti gli amici di Martha e Manolo.
Claudia Galati