Chi viene ai vostri eventi/milonghe è un’utenza diversa da quella che di solito frequenta le milonghe “commerciali” o c’è una convergenza - interscambio fra i due tipi di pubblico, o è lo stesso pubblico?
R.: Al di là dell’aspetto puramente economico, la ricchezza che noi abbiamo constatato è che tanta gente di strada di Roma, i borgatari veri e anche persone criminali hanno iniziato a fare corsi di tango e spesso hanno anche partecipato a queste manifestazioni collettive. Ed era bello vedere che all’interno di una milonga anziché esserci solo persone snob ci fossero anche i coatti di periferia, gli studenti che non possono permettersi di fare troppe spese ma possono venire lì… C’è una visione veramente completa. Al Deposito per esempio c’è, tra le varie, una componente importante di famiglie di somali tra gli occupanti -perché l’occupazione ha scopo abitativo-, e la cosa interessante è stata che tutti i tangueri hanno iniziato a mangiare lo zighinì! La gente del quartiere è scesa dicendo: “meno male che avete fatto questa cosa, altrimenti chissà cosa avremmo avuto sotto casa…”. Per cui le milonghe popolari in un certo senso offrono un servizio a questa città.
Per esperienza diretta posso dire che perfino gente dell’estrema destra che balla tango è venuta a ballare nei centri sociali, e al quel punto il risultato è stato che tu hai fatto vedere loro che c’è la volontà di costruire qualcosa di diverso, e la contraddizione in quei casi è la loro: io personalmente mi guarderei bene dall’andare in un centro sociale di destra, però se loro capiscono che noi ci impegnamo per migliorare questa città è un risultato concreto che potrebbe portare anche loro a capire che si deve lavorare in maniera differente.
Sicuramente noi abbiamo un giro nostro di persone che per spirito e idee ci sostengono, ma ultimamente vengono sempre più persone anche col soldo in tasca che abbiamo immaginato potessero essere di altri giri. Però continua a permanere questa mentalità del centro sociale come luogo in cui ci sono addirittura malattie!, che ancora viene spinta da parte di altri organizzatori. C’è una paura di fondo e non si riesce a capire che noi facciamo un lavoro di diverso tipo.
Paolo: Abbiamo avuto un grande ritorno pur facendo gli eventi in termini di sottoscrizione, le persone si sono sentite più stimolate a sostenerci. Un altro effetto che c’è stato è che le milonghe “commerciali” si sono rese conto della presenza di questi nuovi “attori”, facendo concerti in spazi abbastanza ampi con prezzi accessibili. La milonga popolare è attraente per tutti, anche per la qualità. Prima si diceva che da noi i ballerini si danno i calci: abbiamo fatto una sensibilizzazione dell’utenza, per cui io che vado spesso nelle milonghe “commerciali” posso affermare che il livello di qualità dei ballerini e degli artisti che vengono in una milonga popolare è equivalente se non superiore rispetto a quello delle “commerciali”. C’è stata una maggiore sensibilità da parte degli utenti anche grazie ai comunicati che mettiamo spesso sui nostri canali di comunicazione in cui spieghiamo le regole della milonga, per cui non è più così vero che in una milonga popolare non si balla seguendo le regole minime.
In futuro prevedete altri eventi come le S/Tangate?
R.: La cosa bella della S/Tangata è non solo che ci ha visto tutti uniti, ma anche che abbiamo racimolato dei fondi che ci consentiranno sicuramente di fare altri festival o maratone, però cercando di aggiungere alle manifestazioni di tango anziché il burlesque anche migranti, teatranti, artisti che spesso vengono mortificati anche nei pagamenti per tutti i tagli a livello culturale. Quando siamo stati attaccati da personaggi delle milonghe romane che ci dicevano che se noi volevamo mantenere un livello popolare dovevamo far entrare le persone gratis, abbiamo spiegato che giustamente gli artisti devono essere pagati perché stanno facendo un lavoro. Per cui questo è un tentativo che noi stiamo facendo per scardinare quella mentalità di lucro che sta dietro a certi meccanismi. Anche perché spesso e volentieri quando loro fanno queste serate non rilasciano una ricevuta all’entrata, per cui sicuramente a modo loro ci guadagneranno! Il problema è che noi siamo visti come i “pirati” in questo senso.
Yamila: Nel 2009 è nata la maggior parte delle milonghe popolari, però questo è un momento di cambiamento nella storia del tango a Roma, che è iniziata tanti anni fa a via Macerata. Negli ultimi 2-3 anni c’è stato un boom di nascita di milonghe popolari, e il pubblico stesso si è trovato travolto da questa ondata. Ogni volta vengono un sacco di persone nuove incuriosite, per cui spero che un giorno non ci sarà più distinzione tra popolare e “commerciale”, ma che si crei un grande calderone in cui si possa prendere un po’ di tutto e che possiamo riappacificarci.
Claudia Galati