CHE PRATICA!
Martedì 15 marzo 2011 abbiamo assistito alla "Pratica di S. Pancrazio", tenuta da Paola Palaia e Marco Evola. In quella occasione c'era un ospite speciale: Joaquin Amenabar, docente di bandoneón e tango tradizionale al Conservatorio di Buenos Aires. Amenabar, seduto su una sedia al centro della sala e illuminato da un'unica luce blu, ha suonato da solo con il suo bandoneón un tango su cui i due maestri hanno riassunto i temi della lezione, e subito dopo ha suonato un'intera tanda su cui tutti hanno potuto ballare in un'atmosfera come magica, sospesa.
Che emozione ascoltare le note di alcuni dei più celebri tanghi dal vivo, e tramite un solo strumento musicale!, peraltro suonato sapientemente dal bravissimo Maestro. E neanche l'acquazzone in cui ci siamo imbattuti (in motorino) all'uscita è riuscito ad offuscare le sensazioni che questa esperienza ci ha lasciato… C.G.
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PARTENZE E RITORNI...
I primi due mesi del nuovo anno non potevano iniziare in maniera più felice dal punto di vista del connubio tango-teatro. Noi di Tango In Roma, come sempre presenti, recensiremo qui di seguito i due spettacoli portati in scena rispettivamente a gennaio e febbraio: "Napoli-Buenos Aires andata e ritorno" con Fatima Scialdone (23 gennaio, Teatro Golden) e "Tango de Buenos Aires" di Roberto Herrera (6 febbraio, Teatro Italia). NAPOLI-BUENOS AIRES ANDATA E RITORNO.
Napoli, secondo dopoguerra. Madre e figlia, rimaste sole e povere, decidono di tentare la fortuna nel Nuovo Mondo, salpando così alla volta dell'Argentina (insieme a rifugiati nazisti). Portando sempre la propria città natale nel cuore, a Buenos Aires le due donne si ricostruiscono una vita: la madre vedova si risposa con un uomo ricco e in vista, mentre la figlia avvia una carriera di cantante e ballerina di tango grazie al proprio talento scoperto casualmente da Tita Merello, una celebrità locale e diva del cinema, che la accoglie sotto la propria ala e la consiglia per far decollare la sua carriera.
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QUANDO IL TANGO ENTRA A TEATRO…
Il tango viene spesso impiegato - talvolta abusato - dal teatro, come dimostrano i numerosi spettacoli presenti da alcuni anni nei programmi dei cartelloni teatrali, che per lo più tentano di sfruttare la scia di popolarità che questo ballo sta godendo per fare soldi: pure operazioni commerciali. Esistono però anche spettacoli ben fatti, originali, apprezzabili. Nello specifico esaminiamo gli spettacoli proposti da tre teatri romani negli ultimi mesi del 2010: Eliseo (ottobre-novembre), Olimpico (novembre) e Greco (dicembre). Partiamo con Napoletango, lo pseudo-musical proposto dal Teatro Eliseo come apertura della stagione 2010-2011 dello stesso, nonché come rappresentazione di punta della stagione stessa. Per fare questa operazione sono stati ingaggiati due nomi altisonanti rispettivamente del teatro italiano e della musica internazionale: Giancarlo Sepe e Luis Bacalov. Con chi dobbiamo dunque prendercela per l'esito disastroso, o meglio vergognoso, dell'opera? Il regista ha gran parte della colpa, l'altra parte di colpa ce l'ha ovviamente il produttore. Cosa c'entrava quel che succedeva (ma che succedeva?!) sul
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TANGO: DISCOTECA IDEALE
Ignacio Varchausky, fondatore dell'Orquesta El Arranque, ha tenuto l'interessante conferenza del titolo sull'evoluzione stilistica del tango (con ascolto guidato dei brani caratteristici, presi dall'Archivio digitale del tango da lui curato) lo scorso 12 settembre 2010 all'Auditorium Parco della Musica, in occasione della terza edizione del festival "Buenos Aires Tango". Come annunciato nel precedente numero di Tango In Roma, ne riassumeremo ora il contenuto.
Tra le prime orchestre a gettare le basi stilistiche del tango come lo conosciamo noi c'è quella di Juan Maglio Pacho: siamo nel 1912, ed egli può essere considerato il primo bandoneonista professionista (arriva a far suonare al suo strumento 71 note!). Il bandoneón è uno strumento di origine tedesca, di chiesa, arrivato in Argentina nel XIX secolo con l'immigrazione. È uno strumento raro, parente della fisarmonica: vibra con l'aria, come l'armonica, ma a differenza della fisarmonica non ha il piano. Inoltre, nel bandoneón le note non sono messe in ordine logico-consequenziale (es. do-re-mi…), ma la mano sinistra ha le note messe in ordine diverso da quelle della mano destra, e quando chiude ha note diverse. "Per questo i bandoneonisti sono pazzi!", scherza Ignacio per ribadire la difficoltà dello strumento.
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“Tango In "Auditorium"
Il terzo Festival "Buenos Aires Tango" organizzato dall'Auditorium Parco della Musica ha chiuso i battenti, ma quello che lascia al pubblico romano in termini di qualità degli artisti invitati e degli spettacoli offerti è un vero e proprio tesoro. Dieci giorni di spettacoli, esibizioni, conferenze e milonghe che hanno registrato un'intensa affluenza e gradimento dei tangueri romani, e anche noi di Tango In Roma non potevamo certo mancare!, anche per offrire un riassunto degli eventi a cui abbiamo assistito direttamente a coloro che non hanno avuto la possibilità di esserci.
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