Un grande successo di pubblico. “Cinemilonga”, il lavoro teatrale sul tango sta appassionando davvero tanto il pubblico estivo romano. E i “tutto esaurito” non si contano più. Nell’incantevole cornice di Fontanonestate, Fatima Scialdone e Luciano Donda sembra proprio che abbiano azzeccato la formula giusta per mettere insieme ballo e prosa. Operazione non facilissima senza cadere nell’avanspettacolo. E invece “Cinemilonga”, ispirato a una canzone di Renato Bonanni – nello spettacolo è il chitarrista dell’orchestrina che accompagna la bellissima voce di Anna Fabrizi – va dritto per la sua strada, che è quella della commedia a lieto fine.
Amelita e Toldo nell’intreccio delle loro esistenze, a volte amoroso e a volte di solidarietà, sono l’emblema della storia dell’Argentina dal secolo delle immigrazioni alla feroce dittatura dei colonnelli, alla democrazia. Il tango è un modo per procacciarsi da vivere lontani da casa, ma anche la “strategia affettiva” per rimanere attaccati alle proprie radici e sperare così in un ritorno. L’Argentina stessa vissuta come “intreccio”: ricerca dell’identità per milioni di esistenze che partono dallo spaesamento e passano per la dura esperienza della repressione senza mai fermarsi. E se oggi, come sottolinea il rappresentante dell’ambasciata dell’Argentina, Cerniak, nel suo intervento dopo lo spettacolo, può uscire a testa alta è grazie al fatto di aver regolato i conti con la storia. Vuol dire che questa ricerca ancora non si è arrestata. Amelita e Toldo non si lasciano mai in realtà. Nemmeno quando di fronte al ritorno della democrazia lui deciderà di tornare “per dare una mano”. Lei no, lei rimane a prendere le distanze dai fantasmi. Alla fine non resiste e l’intreccio si ricostruirà, un po’ fantastico e un po’ reale. Esattamente come il tango, ballo sensuale e filosofico, artistico e popolare, “Cinemilonga” incrocia i piani lasciando intravedere che l’unica verità possibile è “amare la vita” in qualsiasi versione ti venga proposta.
Fabio Sebastiani