Imponente e di qualità il concerto di Luis Bacalov all’Auditorium Parco della Musica, presentato il 26 febbraio nell’ambito della rassegna “Offerta Musicale” dall’Associazione Culturale Roma Sinfonietta che vanta un organico di ben 25 validissimi elementi, per lo più archi. Il risultato è stato un grande spettacolo di due ore, diviso in due parti: la prima dedicata alle colonne sonore non proprio tra le più famose di alcuni film: “Il Vangelo secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (1964), “Le Juge” di Philippe Lefebvre (1984) e “La vittima designata” di Maurizio Lucidi (1971), musiche bellissime suonate magistralmente da tutti i componenti dell’orchestra diretti da Bacalov stesso. La seconda parte invece era dedicata interamente al tango, in cui il compositore e pianista argentino è diventato il vero protagonista, insieme a Gianni Iorio al bandoneón. I brani tangueri sono stati presentati e introdotti da un Bacalov molto ironico e simpatico, introduzione necessaria dato il pubblico composito: “Piazzolla è stato - e credo che questa etichetta sia giusta - ‘nuovo tango’, perché ha fatto una rivoluzione copernicana: c’è un prima e un dopo Piazzolla, anche perché dopo di lui non ho ancora visto nulla di interessante”, ha esordito il Maestro.
Tre degli otto brani infatti erano di Piazzolla: l’immancabile Libertango, Invierno Porteño - per cui Piazzolla ha preso il titolo delle Quattro Stagioni di Vivaldi “trasmutando quelle stagioni europee settecentesche in stagioni a Buenos Aires (da qui l’aggettivo porteño)”- e Adios Nonino, pezzo quest’ultimo che Bacalov credeva un “refuso” nel programma, apostrofando così il pubblico in sala: “Qui ormai è diventato un salotto, non è una cosa rigida: non mi avevano detto che c’era anche Adios Nonino, era una sorpresa!”. Altro nome protagonista del concerto è stato Carlos Gardel, “il compositore e cantante più conosciuto e stimato della seconda fase del tango”. I tanghi della prima fase invece, di cui Bacalov ha eseguito ancora una volta El Choclo di Angel Villoldo divertendosi a variare velocità ad ogni battuta e ad includere sapientemente scale negli acuti, “sono stati divertenti, veloci, picareschi, con lo schema ritmico dell’habanera che poi è cessato”. Quanto ai suoi stessi brani ha detto: “In questi casi c’è stato un connubio tra cinema e tango: Seducción è il brano che nel film ‘Assassination Tango’ accompagna la scena in cui Robert Duvall balla il tango per la prima volta; Il Postino, titolo omonimo del film, sarà per la melodia, sarà per il bandoneón ma l’hanno sempre abbinato al tango, il che mi ha sorpreso perché non avevo afferrato questa associazione, ma alla fine esiste e l’ho capito anch’io”. Infine la Baires 1 Suite, altra composizione di Bacalov ispirata ai Ricercari del ‘600 italiano alla ricerca appunto di un centro, di un tema, una sorta di “improvvisazioni modulanti” nonché un tentativo di ricercare qualcosa dell’humus di Buenos Aires attraverso questa musica (“almeno è quello che mi proponevo, ma non è che ci sono riuscito!”, ha ammesso a mo’ di battuta). Indimenticabile l’esecuzione di ogni tango: Libertango, suonato dall’intera orchestra, ha restituito un’emozione particolare, donando al brano un sapore più classico, raffinato e chic ma non meno affascinante; Seducción, pezzo dall’atmosfera magica e sognante che ha reso Buenos Aires un po’ più vicina; Invierno Porteño, composizione molto intellettuale e non proprio semplice; Volver, Adios Nonino e Mi Buenos Aires querido, con Gianni Iorio solo e ispirato con il suo bandoneón, impreziosendo la performance con molti virtuosismi; la melodia struggente e familiare de Il Postino. Come se non bastasse, o forse proprio perché il pubblico non era abbastanza sazio, ecco il bis, e poi il tris, e poi il quater: “In questi tempi di magra i politici stringono ma noi siamo generosi!”, ha affermato ironicamente Bacalov. Il bis era Rodriguez Peña, un vecchio pezzo per pianoforte e bandoneón nato nella prima decade del ‘900 probabilmente dedicato a un politico (“allora si faceva così!”); il tris era il sublime Oblivion, il pezzo composto da Piazzolla per l’ “Enrico IV” di Bellocchio, suonato da tutta l’orchestra; il quater infine era El dia que me quieras interpretato in maniera molto sentita dal Maestro Bacalov.
Claudia Galati