Avere una bella voce è uno dei doni più apprezzabili che si possa avere. E chi ne possiede una, ha soprattutto due modi per impiegarla a dovere: dedicarsi al canto oppure al doppiaggio. Ed è proprio su quest’ultimo settore, di cui l’Italia può vantarne l’eccellenza, che è incentrato il lavoro teatrale di Angelo Maggi: “Il DoppiAttore – la Voce oltre il buio”, in scena al Teatro Belli di Roma fino al 12 marzo dopo il tutto esaurito della scorsa edizione.
Lo spettacolo, che vede anche la presenza dell’attrice Vanina Marini, vuole essere una sorta di lectio magistralis per illustrare e avvicinare il pubblico, solitamente digiuno in materia, al mondo del doppiaggio. A cominciare dall’etimologia della parola, per poi approfondire gli aspetti salienti: la nascita e il cambiamento radicale che la voce e il sonoro hanno portato al modo di fare cinema, e l’evoluzione e le regole cui il professionista del settore si attiene. Ad accompagnare la spiegazione, oltre alla narrazione di retroscena, aneddoti e una carrellata di voci famose dei doppiatori dei grandi del cinema del passato, esempi di doppiaggio live di scene di classici del cinema (anche di animazione) e di alcuni degli attori hollywoodiani cui Maggi presta la voce: Tom Hanks, Robert Downey Jr, l’agente Jethro Gibbs della serie Ncis e il commissario Winchester dei Simpson – ebbene sì, è sempre Maggi a doppiarlo! – (ma è la voce italiana anche di Hugh Grant, Bruce Willis e il Dr. Cox della serie Scrubs). Ogni serata vede inoltre la presenza di ‘ospiti d’onore’, colleghi che apportano la loro esperienza personale, oltre ai contributi video di altri famosi doppiatori italiani (Luca Ward, Pino Insegno, Massimo Lopez e Marina Tagliaferri).
Interessante, in particolar modo, l’approfondimento del doppiaggio dei cartoni animati: qui la creatività del doppiatore può liberarsi, mentre invece nei film si è costretti a seguire tempi e modi dell’attore in carne ed ossa. Maggi spiega ad esempio la caratterizzazione del riuscitissimo personaggio del commissario Winchester, la scelta della voce e della tonalità adatte a rendere il carattere e l’aspetto fisico di un personaggio cui si è inevitabilmente affezionato dopo 25 anni di ‘frequentazione’: “Arrivo a dire che prendi anche qualcosa del loro carattere. In definitiva non puoi non amarli, come se facessero parte della tua famiglia.”
Quella che appare come una magia, magia non è: i doppiatori sono prima di tutto attori (Maggi nasce come attore teatrale, formatosi alla scuola di Vittorio Gassman), ma non ‘attori a metà’ come vengono spesso definiti solo perché lavorano ‘dietro le quinte’: piuttosto sono veri e propri interpreti che restituiscono le emozioni suscitate da coloro cui prestano la voce. Ciò si evince osservando Maggi al lavoro dal vivo: è coinvolto l’intero corpo del doppiatore, non lavora soltanto con la voce ma anche con la mimica e la gestualità. Pure, la voce è l’elemento che spesso più della mimica determina la recitazione di un attore, come sostiene Tommaso Landolfi.
Introdotto dal gradevole accompagnamento musicale al pianoforte sulle note delle più celebri colonne sonore, “Il DoppiAttore” è un viaggio emozionante, evocativo e suggestivo nella storia del cinema e nei suoi interpreti, affascinante tanto per gli amanti del genere quanto per coloro che sono semplicemente curiosi di sapere qualcosa di più sul mondo e i volti delle voci tanto amate del grande schermo. Vivamente consigliato.
Claudia Galati