Miguel Ángel Zotto torna in scena al Teatro Olimpico dal 15 al 27 ottobre 2019 con Te siento… Tango, spettacolo che ha inaugurato le Giornate della danza di Roma 2019-2020 dell’Accademia Filarmonica Romana. La tournée proseguirà a novembre in altre città italiane.
L’ultima volta che ci siamo incontrati con Zotto in maniera ravvicinata è stato nel 2011, prima che nascessero le sue gemelline, sempre ad ottobre e sempre al Teatro Olimpico, dove aveva presentato Puro Tango. A distanza di otto anni l’artista, che ha curato ogni parte della messa in scena, ha proposto uno spettacolo che rispetto al precedente cui abbiamo assistito è meno narrativo e più personale, affidato ai sentimenti e ai ricordi di situazioni e personaggi il cui incontro ha condizionato, influenzato e guidato il suo cammino come tanguero (prendendo le mosse dall’omonima autobiografia Te siento edita nel 2018). Tappe fondamentali quali la prima lezione di tango in una “scuola”, l’esperienza di 28 giorni di carcere durante la dittatura per un equivoco, il primo tango ballato, giovanissimo, con una donna bellissima che non avrebbe più rivisto dopo quella notte, e dopo tanti anni “Dio mi ha regalato la musa e l’amore che aspettavo…”, incarnata nella sua compagna di vita e di ballo Daiana Guspero.
Oltre ad essere uno dei più grandi ballerini di tango sulla scena internazionale, Zotto ha la capacità poco comune di creare un’atmosfera emotiva e di evocare un immaginario sul tango fortemente attraente e coinvolgente, capace di meravigliare sempre gli spettatori vecchi e nuovi, anche quelli digiuni della tecnica del ballo, grazie alle performance sue e di Daiana, delle tre coppie di magnifici ballerini della sua compagnia Tangox2 – i nostri Roberta Beccarini e Pablo Moyano, Carolina Leonardelli e Gabriel Salvi, Maria Tsiatsiani e Leandro Palou – e dei giovani ed entusiasti musicisti Nicolas Maceratesi (bandoneón), Juan Pablo De Lucca (pianoforte) e Federico Pierro (voce).
Lo sguardo dell’osservatore si perde tra elegantissimi costumi, acrobazie mirabolanti e piedi velocissimi, il tutto condito da “lezioni” sui codici della milonga, sulla vita e sul tango (“Il tango è donna, e dà la possibilità di dimostrare che anche l’uomo è in grado di fare due cose per volta!”, afferma ironicamente la Guspero). Filo conduttore, diversi aneddoti sottolineati da immagini d’epoca (anche private) proiettate sullo sfondo rievocanti i tanti incontri speciali con “gente che ha rivoluzionato il tango”: Carlos Alberto Petroleo, impiegato di banca che non ha mai ballato professionalmente ma che è stato “angelo custode di tutte le milonghe di Buenos Aires per 70 anni”; Cacho Lavandino, che nel 1938 ha inventato il giro nel tango; suo padre attore e suo zio Gaucho che fin da piccolo gli faceva ascoltare continuamente Carlos Gardel.
Il ballo, di cui Zotto è indiscusso protagonista sempre appassionato e divertito (la performance della milonga è la massima espressione del suo estro, a nostro avviso) e l’intenso monologo recitato dalla voce narrante “Io desidero un tango…”, riassumono la sua concezione del tango, di cui non possiamo che condividere la filosofia: “Io desidero un tango dall’abbraccio cerrado“, e soprattutto: “Anche con la perfezione del movimento il tango è vuoto senza sentimento.”
Claudia Galati