Nebbia. Blu. Una sagoma che emerge dal fondo, lenta. Si ferma,
disegna forme in aria, fa per prendere oggetti. Poi ne entra
un’altra, e un’altra, e poi altre due, tutti reiterando le stesse
movenze. Terminato il loro ingresso, i cinque – due donne e tre
uomini – prendono posto su delle sedute a lato del palcoscenico, per
poi portarsi al centro. Comincia così il suggestivo viaggio
nell’immaginazione di Sylvie e Bruno, opera liberamente tratta
dall’omonimo romanzo di Lewis Carroll ideata da Chiara Lagani e Luigi
De Angelis, in scena al Teatro India di Roma dal 22 al 26 marzo
2023.
Con l’ausilio di luci morbide e ovattate ed uno
spazio scenico spoglio ed essenziale, la Compagnia Fanny &
Alexander (Andrea Argentieri, Marco Cavalcoli, Chiara Lagani, Roberto
Magnani, Elisa Pol), affidandosi
a un’espressività e a una gestualità marcate, conduce lo
spettatore attraverso un percorso fantasioso a cavallo del labile
confine tra realtà e sogno, un sogno quasi di veglia in cui i ruoli
e le situazioni cambiano ripetutamente; in questo andirivieni, unici
punti fermi sono una sorta di testimone-narratore e i piccoli,
evanescenti protagonisti.
I due filoni narrativi si intersecano e si intrecciano continuamente, restituendo il passaggio da un personaggio all’altro e da un non-luogo all’altro unicamente attraverso la mimica e la gestualità degli attori. La rappresentazione del mondo onirico è evasione e libertà: “Immaginare un luogo serve sempre” (specie in tempi di lockdown). Ed ecco susseguirsi un gran caldo e la comparsa di fate; la piazza con il popolo in rivolta a causa dei soprusi del potere e i suoi capovolgimenti; l’amore vagheggiato nelle diverse sue espressioni; il treno, mezzo di passaggio per eccellenza e veicolo di un’umanità variegata e poco propensa alla sopportazione reciproca; bizzarri professori e signori altolocati.
E’ una storia sul potere visionario e creativo dell’immaginazione. “E’ vita o sogno?”, ci si interroga spesso nel corso dello spettacolo. Ma in fondo, cosa importa: luoghi, oggetti, personaggi, azioni tanto del mondo reale quanto di quello immateriale assumono consistenza solamente grazie alla forza della parola e del gesto, motori che trascinano il pubblico in un mondo fantastico, “magico”, surreale; via di fuga quantomai necessaria.
Claudia Galati