Ricomincio una nuova avventura grazie a Tango In Roma. L’esperienza fatta nell’altra testata è stata molto positiva giacché ho potuto esprimermi e realizzare delle ottime conoscenze del nostro mondo. Ora da questa avventura spero di poterne trarne di altrettanto positive perché per questo indago e mi interesso a questo lavoro, che altro non è che diffondere il nostro tango e la cultura rioplatense. Per questo guardo avanti: restare a guardare non è stata mai la mia forma di fare le cose. In “Chiacchierando con…” vorrei conoscere i protagonisti nostrani e quelli che sono “di paso” e poter fare loro delle domande che non sono altro che le mie curiosità. Pian piano cercherò di arricchire questo prezioso spazio che mi è stato concesso e poter collaborare con i contributi a me più cari: questo è un esempio di collaborazione tanguera, come quello che ho visto a Salerno, dove esiste una “Federazione” che aggrega le tre associazioni della zona quando c’è da fare un evento. Grazie alla “forza” di tutte e tre l’evento funziona, e lo dico perche è la prima volta che so che nel mondo del tango in Italia c’è una collaborazione del genere, da cui magari si possa trarre esempio…In questo periodo difficile, una coppia di maestri argentini crede in questa Italia e sfidando il momento apre a Padova uno spazio per il tango argentino chiamato “Cultura Tango”. La scuola diretta da Roberto Reis e Natalia Lavandira si dedica ad approfondire il rapporto con la cultura tanguera. Professionisti di fama internazionale, coreografi e giudici del Campionato Mondiale di Tango di Buenos Aires: Roberto ha accompagnato artisti di fama internazionale tra cui Julio Iglesias in “Tango Tour Show”; come insegnante ha tenuto corsi in Giappone, Argentina, Italia, Stati Uniti, Olanda, Corea, Francia ed Inghilterra. Tra i suoi lavori come coreografo spicca “Lo que vendrá” per “Forever Tango”, nominata Miglior Coreografia dei premi Tony. Natalia ha studiato danza classica e jazz, ballando fin da giovanissima accanto a figure di grande fama come Maria Nieves. Varie tournée l’hanno portata nelle principali città degli Stati Uniti e del Sudamerica. Nel 2005 gira Grecia e Italia con la Compagnia “Tango X 2”. Ha partecipato alla coreografia e messa in scena dello spettacolo “Taconeando”, spettacolo dichiarato di Interesse Turistico dal Governo della Città di Buenos Aires e dalla Segreteria del Turismo e Cultura della Nazione.
Chi ti a messo il sopranome “El cachorro”(il cucciolo, ndr)?
Il mio sopranome è nato molti anni fa, ed è dovuto al fatto che ero il più giovane di un gruppo di ballerini professionisti che lavoravano nei locali notturni di Buenos Aires. Ricordo che fu Juan Corbalan (primo ballerino di Tango Pasiòn, n.d.r.) a chiamarmi per primo in questo modo e poi tutti cominciarono a chiamarmi così, e ancora oggi lo fanno.
Natalia, come vedi tu da ballerina argentina il tanguero Italiano?
Il tanguero Italiano è come l’Italia: in ogni regione è diverso come lo vivono e come lo sentono. La loro passione è uguale a quella degli argentini perché è il tango che ti trasmette tale passione, vanno a ballare tutte le sere, sanno di tutto sul tango a volte anche più dell’argentino, ma a volte quella passione si trasforma in ossessione e lì sta il male perché smettono di sentirlo e lo vivono come un semplice ballo: in molti luoghi si perde l’abbraccio e ci si concentra sui passi, soprattutto quelli che vengono da altre discipline vivono il tango come uno sport e questo non c’entra niente con il “nuestro tango”, nemmeno i diplomi che ottengono per essere Maestri, tutto il commercio che gira intorno al tango non ha niente a che fare con il tango che ho imparato e vissuto a Buenos Aires perché il tango non si insegna, si TRASMETTE.
Roberto, come vedi il tango di qua in confronto al nostro, cosa ha e cosa gli manca?
Il Tango è sempre Tango e si balla nel paese che si balla, e gli italiani hanno imparato a conoscerlo e a rispettarlo come parte delle loro vite. Certo che esistono chiare differenze, se ogni persona lo balla esprimendo la propria personalità non si può pretendere che lo balli esattamente uguale a un argentino giacché non lo è: si dice che esistono tanti “stili” quanto le persone che lo ballano, e anche se molti esprimono il ballo all’interno di alcuni parametri e tendenze (tango milonguero, de salón, neotango…) secondo me manca il fatto che gli organizzatori di milonga e i maestri intendano la loro professione come un servizio, lasciando libertà di scelta alla gente. E non si deve dimenticare che il tango deve essere sempre un divertimento!
Come e quando nasce “Cultura tango”?
Nasce dalla necessità di esprimerci, avevamo bisogno di uno spazio e di tempo per poter creare un luogo di incontro per i tangueri. Ci sono anche altre attività nella nostra scuola, ma la principale è la cultura del tango, l’idea di sfruttare i 360 metri quadrati che abbiamo per riempirlo di tango. Abbiamo aperto le porte ad altri maestri perché le persone possano avere la possibilità di conoscere vari stili e crearsene uno proprio come in Argentina, dove già esistono scuole in cui diversi maestri trasmettono il proprio stile, e così si va diffondendo la vera cultura tanguera.
All’inaugurazione il 12 gennaio scorso ci sono state 300 persone, e abbiamo ballato fino alle tre del mattino.
Quali programmi avete in seguito?
Il 15 maggio stiamo organizzando un evento al Teatro Verdi di Padova in cui ci sarà Miguel Angel Zotto come ospite. Credo sarà un grande evento per la gente della zona, stiamo preparando lezioni sulla storia del tango e stage con altri ospiti, ma tutto è ancora in fase di preparazione.
Roberto, cosa ci vuoi raccontare di Forever Tango dove tu ballavi divinamente “Tanguera”?
Di “Forever Tango” ho grati ricordi, fu una bellissima esperienza, una tappa del mio lavoro che ricordo con molto affetto. Lì ho creato l’epilogo dello spettacolo, la coreografia di “Lo que vendra” che ha raccolto buonissime critiche e fu anche nominata ai prestigiosi premi Tony.
“CHIACCHIERANDO CON…”a cura di Marcelo Alvarez