Uno degli aspetti più belli dell’attività giornalistica è la possibilità di conoscere mondi nuovi e di affrontare argomenti inaspettati. Volendo approfondire i costumi e la cultura argentini non necessariamente legati al tango mi sono ricordata di aver assistito in più di un’occasione, per le strade di Roma, all’esibizione di danze-comparse da parte di giovani che, truccati e vestiti con abiti sgargianti, a suon di fischi e tamburi sfilavano per le vie proponendo uno spettacolo insolito agli astanti: la Murga. La Murga è una forma di teatro di strada che coniuga musica, danza e recitazione con una forte connotazione satirica e parodistica. Questa forma d’arte si sviluppò in Uruguay agli inizi del ‘900 collegata al carnevale e agli schiavi neri, ma in Argentina acquisì uno status locale specifico: la Murga porteña è caratterizzata da suoni intensi e ritmi incalzanti, derivando dalla commistione di culture diverse (quella degli ex schiavi neri, il candombe afro-uruguayo e quella bandistica popolare europea).
La Murga descrive con animo carnevalesco un forte spirito di protesta, di liberazione attraverso la satira e la presa in giro del potente: insieme ai balli e alla musica, la Murga prevede anche dei brevi dialoghi fra gli attori che mettono in scena alcune situazioni che ricordano in maniera diretta fatti politici e sociali dell’attualità. Il bellissimo articolo “La Murga Romana” di Sofía Karakachoff e Antonio Merola ricostruisce in modo molto preciso la parabola della Murga a Roma, che inizia del 2001 con la prima formazione Sin Permiso, il cui nome si riferiva da una parte dalla condizione di molti immigrati in Italia senza permesso di soggiorno né lavoro, e dall’altra dalla rottura degli schemi con lo scendere in piazza a suonare senza chiedere il permesso. Questo primo gruppo di Murga si focalizzava intorno a un centro sociale occupato, caratteristica questa che è stata mantenuta anche dalle Murghe nate successivamente in quanto questi spazi si prestano ad attività culturali, sociali e politiche indipendenti dalla cultura imposta. Nel 2002 il gruppo si separò, ma dalle sue ceneri nacque nel 2003 la Malamurga, che diffuse il genere Murga a Roma (e in Italia), tanto da generare la nascita di altri gruppi tra cui Murga Patas Arriba (2008), Los Adoquines de Spartaco (2009) e Murga SinConTrullo (2010). Abbiamo quindi voluto intervistare i membri della Malamurga per farci spiegare meglio questa forma d’arte la quale è protesta ma anche “allegria e speranza”.
Cosa significa il termine “murga”?
La Murga è: “Una vitrola en la cabina del Concord; un Sentimiento que se baila; una mariposa de colores sobre un traje gris; la tierra que zapatea”(da un laboratorio del centro culturale “Rojas” del 1998)
Quando arriva in Italia e a Roma, quante ce ne sono al momento e che diffusione hanno?
La Murga argentina (porteña) arriva circa 10 anni fa a Roma, e negli ultimi anni si sta diffondendo sempre più in Italia: attualmente ce ne sono 9 in Italia, cinque a Roma. La murga uruguaya la aspettiamo da un momento all’altro attraverso l’oceano.
Anche qui in Italia la Murga ha una valenza prevalentemente politica?
Sì, in primo luogo al suo interno visto che si tratta di un gruppo orizzontale (la democrazia diretta esiste!), un collettivo artistico interculturale, intergenerazionale, ciclico e aperto a tutte e tutti.
E verso l’esterno: usiamo i nostri strumenti, il nostro linguaggio per dare sostegno ed eco alle cause che scegliamo di sostenere, durante le manifestazioni o negli spettacoli. Nelle manifestazioni politiche portiamo una forma di dissenso nuova per l’Italia. Negli spettacoli e nelle canzoni invece cerchiamo di dire la nostra e di innescare una riflessione nelle persone intorno a noi nel solito modo chiassoso e colorato che ci caratterizza.
La Murga ha necessariamente un carattere politico?
Sì. Ce l’ha dalla nascita visto che rappresenta la lotta sociale degli schiavi nelle movenze, negli abiti, nelle parate e nelle canzoni di critica. Rappresenta il rovesciamento del potere costituito che trovava libera espressione nel carnevale. Ogni volta che suona e balla, la Murga racconta delle catene (Rumba) e della lotta per liberarsene (i tre salti-aguante!), si fa beffa dei padroni indossando abiti eleganti… a rovescio, e si fa spazio per la strada andando in parata come un esercito disordinato, buffo e rumoroso. Le sole armi che ha sono i tamburi, i sorrisi e le mani dei ballerini che cercano le stelle. (Probabilmente) tutti i murgheri hanno in mente questo aspetto.
La murga, includendo danza, recitazione e musica, può essere considerata una forma di teatro?
Certamente sì, di teatro di strada. Ha molti punti in comune anche con la clownerie e con il circo.
Parlaci della Malamurga.
Visto che una Murga vera non può essere perché ci separano oceani, continenti e culture, la facciamo come ci viene, come la capiamo noi, “Malamurga” appunto. In ordine di tempo è la seconda Murga nata in Italia, la prima è stata la Sin Permiso con i colori del Boca, fondata da due argentini e alcuni italiani. Scioltasi dopo 5 mesi (perchè non orizzontale), il 15 febbraio 2003 in occasione della manifestazione mondiale contro la guerra in Iraq nacque il Collettivo Inventato, che poi prese il nome Malamurga. File lunghissime di ballerini, bombi, surdi, pallettes e guanti biachi. Poi la Malamurga ha avuto molti figli, a Roma e in Italia: nel tempo alcuni “malamurgheri” hanno fondato altre Murghe, con ispirazioni diverse. E adesso Roma somiglia un pò più a Buenos Aires. Una cosa è sicura, non si può fermare…se ne scioglie una, ne verrà fuori un’altra.
C’è una precisa scelta dei colori dei vostri costumi?
No, il gruppo presente all’epoca scelse colori accesi e vivaci, cercando di essere originali senza copiare le altre Murghe argentine.
Dove si pratica di solito la Murga?
Casa nostra è la strada. Anzi no, casa nostra è il mondo. Se ci inviti a pranzo veniamo anche da te, se non ci inviti veniamo a suonà sotto casa tua… non dormirai mai più!
In quali occasioni vi chiamano o vi presentate spontaneamente? Vi abbiamo visto, ad esempio, in piazza per festeggiare l’esito referendario del giugno scorso…
Ci presentiamo nelle occasioni in cui ci sta a cuore far sentire la nostra voce, a manifestazioni, cortei. Nel caso dell’acqua abbiamo sostenuto la campagna contro la privatizzazione fin dall’inizio, dal 2007, e quindi abbiamo anche festeggiato la vittoria del referendum. E continuiamo visto che sembra che sia stato solo un risultato parziale. Ci presentiamo anche senza un vero motivo se non quello di goderci la strada. Ci chiamano invece spesso per le feste, e non ci tiriamo indietro neanche in questo caso…
La presa in giro del potente propria della Murga ricorda quella dei giullari…
Davvero?!! “Tutti i paesi dell’Italia e del mondo noi gireremo fino a farli svegliare dei prepotenti/ dei potenti e dei signori ci burleremo fino a farli saltare/ Che non si spengano le luci sulla piazza che la matanza si impossessi della strada/ io voglio un bombo che sia sempre più assordante/ io voglio un mondo che sia sempre carnevale” (Ritirata-Malamurga).
Può esserci un parallelismo tra Murga e lo stornello romanesco?
Più che con la tradizione dello stornello, con quella delle pasquinate: la critica e la satira di ispirazione popolare sono esattamente le stesse.
Murga e tango si incontrano in qualche aspetto?
Sì, tutti e due hanno origini nere. In alcuni passi acrobatici è ancora facilmente rintracciabile questa radice comune. Alcuni coreografi e musicisti argentini fanno spesso contaminazioni tra i due, ma queste sono cose da persone serie.
La murga in Argentina è più o meno popolare del tango?
Se popolare vuol dire famoso, allora no: il tango lo è di più nel mondo, e in Argentina sta riprendendo piede specie nelle orchestre popolari di giovani. Mentre se popolare vuol dire del popolo, allora sì: la Murga è proprio una tradizione viva, quotidiana. Ci sono gruppi di quartiere, sociali, scuole, parrocchie, squadre che hanno una Murga, … il tango?
Ci sono veri e propri festival della Murga? Dove e quando si tengono?
Ci sono dei festival… in Argentina, ma forse non sono così necessari visto che è una forma d’arte di strada. In Belgio ce n’è uno annuale ormai da tempo, dove si incontrano gruppi di tutta Europa, di “ispirazione” murghera più che murghe vere e proprie. In Italia ci creiamo spesso delle occasioni di incontro, ma non dei veri festival: diciamo momenti di condivisione e scambio di ritmi e passi, e mal di testa. L’anno prossimo la Malamurga compirà 10 anni di attività, forse sarà l’occasione di fare un festival europeo o perchè no mondiale…
Claudia Galati