L’Orchestra Tango di Roma è un gruppo di 11 giovani musicisti che propone il recupero dei vari stili del tango attraverso un repertorio classico, che esegue in maniera istituzionale ed elegante. Nata ad aprile 2009, l’orchestra è anche una scuola- laboratorio di formazione sulla pratica del tango orchestrale, avvalendosi di affermati musicisti internazionali come maestri. L’orchestra ha da poco inciso il suo primo cd di tango classico “Pa’ que bailen los romanos”, parafrasando il famoso tango di Anibal Troilo, per omaggiare la nostra città. Chitarrista, cantante e direttrice
artistica del gruppo è l’argentina-romanizzata Claudia Salomone, a cui abbiamo rivolto qualche domanda per approfondire la conoscenza di questo ambizioso e inedito (nella realtà capitolina) progetto in occasione del concerto tenuto dall’orchestra alla Milonga della Stazione lo scorso 22 gennaio.
Come nasce il progetto della Orchestra Tango di Roma?In realtà è il progetto che aveva un musicista argentino che ha vissuto a Roma per 20 anni, Pablo Martin Garcia. Lui purtroppo ha avuto una malattia grave ed è morto giovanissimo, a 44 anni. Pablo mi diceva sempre: “Com’è che a Roma non c’è un’orchestra di tango? Quando starò meglio la faremo.” Purtroppo lui se ne è andato avendo questo sogno, ma io non avevo tanta passione per fare un’orchestra; tuttavia quando ho cantato e suonato con lui il suo entusiasmo mi ha contagiato. È vero che quando uno se ne va dall’Argentina il tango prende più forte, quando stai là sei abituato a sentirlo tutti i giorni perché è un pane quotidiano, qua ti manca!
Io lavoravo con due musicisti giovanissimi che fanno parte dell’Orchestra, e dissi loro: viene Daniel Binelli e vuole dare una masterclass per noi. Ho chiesto loro di venire e così è iniziata l’Orchestra Tango di Roma. Il nostro scopo è passare dallo stile di tango allo stile folklorico di tango con i maestri vicini, perché per tante cose non esistono gli spartiti, si devono tramandare come il ballo. Quindi l’Orchestra è nata così. È cresciuta drasticamente
non so come. Ora siamo senza uno sponsor, e lo stiamo cercando anche dal Comune perché questo è un progetto di orchestra-scuola-laboratorio, quindi chi si avvicina entra in un ambiente dove il tango forse gli darà anche un lavoro, perché lo scopo è anche fare un vivaio per creare organici che funzionano, grandi orchestre, sestetti, quartetti di chitarre e altri strumenti singoli.
Dovunque andiamo, se non possiamo fare il concerto con l’orchestra grande -che costa tanto, che ha bisogno di un suono specialeandiamo in 3-4, ma suoniamo sempre perché il tango si impara suonando. Abbiamo chiesto anche arrangiatori argentini, Binelli e Finocchi, e l’anno scorso abbiamo fatto una masterclass con due maestri argentini venuti a Roma. Quest’anno ne sono previste due: una per chitarristi -perché stiamo facendo un gruppo di chitarre del tango, che è anche molto tradizionale- e un’altra per l’orchestra.
Che realtà avete trovato a Roma?
Praticamente non c’erano orchestre. In Italia ci sono solo l’Orchestra Marcucci e quintetti- sestetti. Le orchestre sono quelle che vengono dall’Argentina, fanno un brano o una gran performance e se ne vanno, e dopo qui si vendono i dischi. Quindi l’idea era far rivivere queste orchestre dal vivo, com’era in un’epoca in cui a Buenos Aires c’erano moltissimi musicisti italiani. Quindi l’italiano nel tango porta con sé una profondità di interpretazione che gli appartiene, mentre noi abbiamo l’altra componente che è il ritmo africano messo in strumenti d’orchestra, e la lingua spagnola. Questa Orchestra ha la particolarità di essere italiana, i musicisti prendono subito lo stile, si appassionano. E rompe un po’ il mito che il tango è fatto solo per gli argentini. È stato difficile, perché qua la gente ha imparato a ballare con i dischi, e inoltre un’orchestra è costosa. Ad esempio, questa
milonga è la dimostrazione di quello che succede quando le cose si fanno bene. Inoltre, questo sarà un reddito economico importante se tu lo fai seriamente. Io penso che l’orchestra dal vivo non si possa sostituire con nessuna registrazione, anche perché le registrazioni vecchie sono state digitalizzate male alcune volte, quindi si sente una cosa vecchia, talvolta senza il suono del contrabbasso…
L’orchestra dal vivo è stata creata per far ballare dal vivo.
Con 11 elementi, vi siete un po’ ispirati alla formazione dell’orquesta tipica?
La nostra al momento non è un’orchestra tipica. Ci siamo ispirati a essa per il timbro, ma con la formazione di un’orchestra con un sestetto ritmico e gli archi -hai visto che ci sono tutti gli archi: I violino, II violino, viola, violoncello e contrabbasso. Però la parte ritmica la rispettiamo abbastanza. C’è una
componente tradizionale ma anche una moderna, ad esempio la chitarra elettrica. È un po’ rispettare l’organico di un’orchestra classica senza esserlo.
Avete fatto anche uno spettacolo: “Caminito, la via del Tango”…
Caminito è una via del quartiere genovese della Boca, a Buenos Aires (per tre mesi fu anche “repubblica marinara della Boca”!). È una strada emblematica perché contraddistingue la Boca ed è l’entrata nel porto di Buenos Aires. È un po’ il simbolo degli italiani a Buenos Aires e dell’italiano nel tango. Per questo “Caminito, la via del Tango”, in ogni senso, anche indirizzarsi al tango, entrare nel tango attraverso quell’entrata. Lo spettacolo
parlava del tango dai primi tempi facendo un percorso cronologico fino al tango più moderno: è quello che noi vogliamo mostrare.
Era organizzato con brani, una scenografia multimediale e un racconto, di ogni tango si raccontava un po’ del suo testo, erano scelti anche esteticamente e con una cronologia nel racconto affidato al canto e al suono.
Che programmi avete nei prossimi mesi?
L’orchestra-scuola proseguirà: a settembre verrà un maestro per aggiornare la parte didattica. Adesso è venuto anche Gianni Iorio, e iniziamo anche a scambiare materiale con le altre orchestre in Italia. Perché la nostra non è un’orchestra chiusa in sé stessa, ma pretende di essere un laboratorio di formazione e di informazione sul tango, cosa che non esiste.
Mentre suonavate tu guardavi le coppie che ballavano…
Mi piace moltissimo farlo, anche perché quando tu ti abitui al rapporto con la gente cambi: se ballano e si entusiasmano anche tu ti appassioni, mentre se non ballano fai dei cambiamenti per sedurli. È un rapporto, una conversazione attraverso la musica.
Claudia Galati