Si può capire cosa si prova a ballare con l’orchestra dal vivo solo dopo aver ascoltato in prima persona l’esibizione di Color Tango, l’Orchestra di tango diretta da Roberto Álvarez.
A fine agosto 2009 entrando al Salon Canning (Buenos Aires), scopro che casualmente proprio quella sera si esibiranno i celebri Color Tango. Che occasione irripetibile, penso. E le mie aspettative non sono state tradite: è impossibile descrivere le sensazioni e le emozioni che ho provato, posso solo dirvi che quella è stata una delle serate più indimenticabili della mia vita. Il suono inconfondibile, vellutato; il ruolo non indifferente che assumono gli archi (violino, contrabbasso, viola)… Tutti i presenti in sala erano come avvolti da un’atmosfera magica, quasi stregata. A suon di bis è uscito fuori un concerto vero e proprio, un concerto nel concerto!
L’aspetto più bello di sentire l’Orchestra dal vivo è stato, oltre al fatto stesso di sentirla live, la variazione generata dall’improvvisazione che questi splendidi musicisti hanno saputo interpretare e trasmettere. L’esecuzione dei brani, anche quelli più noti, era infatti eseguita con continue variazioni ritmiche, rallentamenti inaspettati, sospensioni infinite, accelerazioni improvvise: l’apoteosi. Il bravo ballerino è colui che è in grado di assecondare queste variazioni ed è abile solo se segue il cambiamento della musica e lo interpreta.
L’opportunità di apprezzare i Color Tango dal vivo anche a Roma è stata possibile quest’anno a luglio, per due serate alla Milonga del Rio grazie alle quali i tangueri romani hanno potuto conoscere meglio ed apprezzare l’orchestra di tango attualmente più famosa. Due appuntamenti irrinunciabili, il 18 e 22 luglio scorsi, in cui un pezzo di Buenos Aires è stato catapultato qui da noi.
Di passaggio da una tappa all’altra del tour europeo di luglio (che comprendeva oltre all’Italia Russia e Svizzera), i Color Tango hanno presentato il loro ultimo cd “20 AÑOS”, titolo che celebra i 20 anni di attività dell’orchestra. “Venti anni vorranno dire qualcosa…”, ha esclamato ironicamente Roberto Álvarez, primo bandoneonista di Osvaldo Pugliese per 11 anni e fondatore dell’orchestra Color Tango, di cui ha organizzato e incentrato il repertorio sullo stile di Pugliese secondo i cui insegnamenti continua a comporre.
“Bella serata, bel posto, bella gente”: così ha commentato Álvarez la serata del 18 luglio, che ha visto una numerosa e calorosa partecipazione del pubblico. C’era ovviamente chi ballava sulle loro note, e chi troppo incantato per ballare non riusciva a staccarsi dalla sedia.
Sponsorizzata e dichiarata “di interesse culturale” dalla Segreteria della Cultura della Presidenza della Nazione argentina, l’Orchestra Color Tango è stata fondata nel 1989 e il suo primo disco esce all’anno seguente. Il loro primo tour in Italia risale proprio al 1990, e sono tornati nel nostro paese negli anni successivi grazie all’apprezzamento del pubblico (dal ’93 al ’97; dal 2002 al 2010). Non si può dire lo stesso dell’Argentina: lì il successo ha tardato ad arrivare, e se non fosse stato per degli amici italiani…oggi forse non avremmo i Color Tango. Approfondiamo come è andata dal fondatore dell’orchestra, Roberto Álvarez, che abbiamo intervistato alla fine delle tappe romane.
“20 Años” di attività, 15 tournée in Italia: che rapporto avete con l’Italia e con il pubblico italiano?
In Italia io ho i migliori ricordi. Dico “io” perché della formazione originaria che è venuta per la prima volta in Italia è rimasto un solo musicista, Gustavo Junt. Iniziammo a venire nel vostro paese nel ’90, e l’abbiamo percorso praticamente tutto ma in effetti Roma è la città dove siamo venuti meno.
Siamo arrivati in Italia grazie ai nostri amici organizzatori Marco Catelani e Maria Chiara Micheli che ci hanno chiamato. Furono loro a salvare i Color Tango. L’orchestra debuttò nel 1990 in Olanda, e a quel tempo credevamo che tornando dall’Europa con questo cd avremmo avuto lavoro assicurato in Argentina: non fu così. Fu molto difficile, perché all’epoca il tango non era così conosciuto mondialmente, e i nostri due amici italiani Marco e Maria Chiara furono coloro che ci incoraggiarono a continuare, e forse se oggi i Color Tango vivono è anche grazie a loro, perché quel momento poteva abbatterci dato che non avevamo lavoro in Argentina.
Adesso invece come lavorate nel vostro paese?
Di solito i luoghi in cui lavoriamo a Buenos Aires sono La Viruta e Salon Canning. Economicamente non è buono per i musicisti, ma è buono per continuare a lavorare e tenere l’orchestra in contatto con la gente tanguera: uno si dà il biglietto da visita, si conosce e poi si viene chiamati per telefono e contattati per suonare da qualche parte del mondo.
Ora stiamo lavorando molto nell’interno dell’Argentina. Prima non accadeva, e sono contento che ci stiano chiamando da lì. Detto tra noi, se fosse per me preferirei lavorare nel mio paese e viaggiare di meno. Per la mia età, perché mi stanca molto viaggiare, gli aeroporti…tutto questo mi angoscia molto. Per questo ci fa piacere che stiamo trovando lavoro nel nostro paese. Siamo contenti che i Color Tango stanno diventando molto riconosciuti in Argentina: prima eravamo più riconosciuti nel mondo che nel nostro paese, ora invece dopo 21 anni era ora che ci riconoscessero un po’! Non per il riconoscimento di per sé, non dico che siamo bravi o incapaci, ma il solo fatto di mantenere in 21 anni un gruppo, uno stile, una forma mi pare che sia un riconoscimento importante.
Raccontateci il momento più emozionante della vostra carriera.
Il momento più emozionante della mia personale carriera è stato l’anno 1974, quando suonai al Teatro Colon (a Buenos Aires, n.d.r.) con Osvaldo Pugliese. Quella fu la notte più importante della mia vita da musicista.
Più di recente invece, come Color Tango, è stato il ricevimento ottenuto il 19 luglio scorso in Russia. Non pensavamo che ci sarebbe stata una conferenza stampa con molti giornalisti e televisioni. Ci è sembrato significativo che tutti i mezzi di comunicazione fossero lì apposta per il tango, era un avvenimento molto importante la venuta dei Color Tango in Russia, e questo mi ha toccato molto.
La Russia non è “caliente” come l’Italia, però il pubblico ha applaudito molto, ha gradito molto il concerto, ha comprato molti dischi (perché non avevano niente dei nostri dischi)… Quando uno vede tanto interesse si sorprende, perché la Russia è un paese così distante dall’Argentina. In Italia invece parliamo un po’ di italiano e un po’ di spagnolo, invece la Russia no, è tanto distante.
Parliamo dello stile di Pugliese.
Io sono, come diciamo noi argentini, un “fanatico” di Osvaldo Pugliese. Non pensavo che in un momento della mia vita avrei suonato nella sua orchestra. Questo mi commuove, è stata una cosa importantissima della mia vita, e da questa esperienza sono diventato un continuatore del suo stile e lo sarò fino alla morte. Potrei, ma non voglio suonare in altra forma che non sia lo stile tanto ricco di Pugliese. Noi facciamo anche un po’ di cose nostre, versioni nuove, però c’è sempre la riproposizione dello stile ricco di Osvaldo Pugliese.
Quando tornerete in Italia?
Torneremo sempre, stiamo sempre tornando perché gli amici che ci hanno invitato qua ci hanno chiesto di tornare.
La cosa è organizzare le date, quando decidiamo di fare una tournée per il mondo è vedere se coincide con eventi, festival di una parte del mondo e altre volte no in un altro posto, questo dipende. Per esempio il prossimo anno abbiamo una tournée molto importante in Giappone, è molto prestigioso per noi dal punto di vista artistico.
Possibilmente torneremo in Italia nei mesi di giugno-luglio, quando in Argentina fa molto freddo e qui si sta bene!
Claudia Galati