Due sono gli elementi che fanno di un artista un fuoriclasse: il talento e l’amore disinteressato per il proprio mestiere. Héctor Ulises Passarella possiede entrambi i requisiti. E non è un caso se viene ritenuto, da critica e pubblico, il maggiore bandoneonista contemporaneo.
Uruguayano, classe 1955, il Maestro insegna nell’unico Centro di Bandoneón in Italia che ha sede a Roma, dove il 9 luglio scorso ha presentato al Circolo del Ministero degli Affari Esteri un piccolo saggio dei suoi allievi e la quarta edizione del Festival “Tango y Más”, di cui è il direttore artistico, che si svolge ad agosto a S.Ginesio (Macerata).
Animato da una volontà di ricerca continua e appassionata, secondo l’idea in base alla quale “se il tango vuole continuare a vivere deve ricercare, per durare a lungo ci deve essere un’innovazione”, il suo Festival si basa proprio sull’elemento della ricerca, ponendolo come novità rispetto agli altri festival di tango insieme alla concezione di evento culturale che presenta un tango un po’ “diverso” nella musica, nella danza e anche nella poesia.
“Mi interessa tutto della musica purché non sia puramente commerciale. Non mi presto per quello che è commerciale.” Per questo motivo Passarella ha elogiato gli organizzatori del Festival per essere stati “coraggiosi” ad appoggiare un evento puramente artistico-culturale, unico al mondo perché il Maestro è riuscito a creare un’Orchestra del festival con elementi provenienti da varie parti del mondo, che rinunciano alle loro esibizioni altrove pur di partecipare a questo evento.
C’è però anche spazio per il “divertimento”, che nel tango si traduce nella sofferenza: “Io vi voglio far soffrire, perché una volta che avete finito di ascoltare vi accorgete che fuori è ancora più bello di quello che vi ho fatto ascoltare. C’è molta sofferenza nel tango, e quando posso esprimere questa sofferenza suonando sono contento.” Chi ha avuto modo di vedere e sentire suonare dal vivo l’artista può confermarlo: il suo modo molto sentito ed espressivo di suonare il bandoneón rende palese questa sofferenza, e la sofferenza che egli stesso prova in prima persona emerge dal trasporto spirituale e soprattutto fisico con cui suona, tanto che alla fine di ogni pezzo Passarella è affannato.
Maestro anche di diplomazia, egli ha saputo porre da una prospettiva diversa e non parziale l’eterna querelle sul vero paese di origine del tango, Argentina o Uruguay: “Il tango è nato sia a Buenos Aires sia a Montevideo. Perché se andiamo a vedere, chi ha appoggiato un grande musicista come Piazzolla quando non trovava lavoro a Buenos Aires è stata Montevideo -che è stata culturalmente importante e che adesso deve recuperare quella importanza-, ed è lì che scelse di vivere. Però è anche vero che Gardel è solo nato in Uruguay, mentre il merito è di chi lo ha appoggiato, e ad appoggiarlo è stata Buenos Aires. Perciò, diamo a Cesare quel che è di Cesare!”
Estremamente modesto e disponibile, il Maestro Héctor Ulises Passarella ha consentito a noi di “Tango In Roma” di rivolgergli qualche domanda, in modo che gli amanti del tango avranno modo di approfondire la conoscenza di questo grande artista.
Nel prossimo numero l’intervista completa.
C.G.