Il tango viene spesso impiegato – talvolta abusato – dal teatro, come dimostrano i numerosi spettacoli presenti da alcuni anni nei programmi dei cartelloni teatrali, che per lo più tentano di sfruttare la scia di popolarità che questo ballo sta godendo per fare soldi: pure operazioni commerciali. Esistono però anche spettacoli ben fatti, originali, apprezzabili. Nello specifico esaminiamo gli spettacoli proposti da tre teatri romani negli ultimi mesi del 2010: Eliseo (ottobre-novembre), Olimpico (novembre) e Greco (dicembre).
Partiamo con Napoletango, lo pseudo-musical proposto dal Teatro Eliseo come apertura della stagione 2010-2011 dello stesso, nonché come rappresentazione di punta della stagione stessa. Per fare questa operazione sono stati ingaggiati due nomi altisonanti rispettivamente del teatro italiano e della musica internazionale: Giancarlo Sepe e Luis Bacalov. Con chi dobbiamo dunque prendercela per l’esito disastroso, o meglio vergognoso, dell’opera? Il regista ha gran parte della colpa, l’altra parte di colpa ce l’ha ovviamente il produttore. Cosa c’entrava quel che succedeva (ma che succedeva?!) sul palco con il tango? Credo non lo sapesse nemmeno Sepe. Un quadretto indecoroso e squallido su una presunta napoletanità genuina, popolare e spontanea. Tuttavia la volgarità dello “spettacolo” è quanto di più lontano ci sia dall’eleganza che il tango propone. In sintesi, lo spettacolo può definirsi una sorta di Grande fratello, con pretese voyeuristiche piuttosto che artistiche, ossia la televisione che infetta il teatro e lo piega alle sue peggiori espressioni. E nella gratuità di ogni singolo accadimento sul palco, del tango solo qualche nota distorta e usata a pretesto del nonsense e della bruttezza.
Tango de burdel, salon y calle del Teatro Olimpico ha avuto il merito di non scadere nella volgarità e nell’insulto, cosa non da poco, e di avere una trama. Forse anche grazie allo zampino di qualcuno che di tango se ne intende, la Fundación Julio Bocca. Lo spettacolo racconta l’evoluzione del ballo del tango nelle diverse epoche, dagli esordi ai giorni nostri, con l’orchestra dal vivo China Cruel che sottolineava queste cinque fasi individuate. Costumi accurati, molte coreografie e una folgorazione che da sola valeva l’intero spettacolo: la cantante Karina Levine, così appassionata e grintosa, dalla voce così potente e sensuale che quando era in scena monopolizzava l’attenzione.
Ultimo in ordine di apparizione Tangos, diretto e interpretato dagli Hermanos Macana e presentato al Teatro Greco come la storia di due fratelli che si contendono l’amore della stessa donna, interpretata da Roberta Beccarini, a passi di tango. Spettacolo-performance con l’orchestra dal vivo Buenos Aires Cafè Quintet, cantante e ballerini che si alternavano tra un tango e l’altro.
Claudia Galati